L’inquinamento del runner: correre senza lasciare traccia
Correre fa bene, non ci sono dubbi. È il modo più semplice e veloce per aiutare cuore, umore e anche il nostro ego (“Mi sta uscendo la tartaruga…”). Ma attenzione: anche il runner può diventare un piccolo inquinatore senza rendersene conto. Tra scarpe che durano meno di un gel, gadget tecnologici che cambiamo ogni anno e viaggi mordi e fuga per partecipare a competizioni, il nostro impatto ambientale potrebbe essere più grande di quanto pensiamo.
Il runner come esempio, ma con buoni margini di miglioramento
Correre regolarmente riduce il rischio di diabete, patologie cardiovascolari, tumori, obesità e artrosi. Questa efficace prevenzione si traduce in meno spese sanitarie e meno risorse consumate per curare le conseguenze di uno stile di vita sedentario. Di riflesso, anche l’impatto ambientale del sistema sanitario si riduce: secondo stime, rappresenta circa il 4-5% delle emissioni globali di gas serra, superiore a quello dell’industria automobilistica o aeronautica. Il runner che si allena contribuisce a questa riduzione, molto più di molte campagne pubblicitarie. Correre, quindi, è un gesto concreto di rispetto verso il pianeta e le risorse che abbiamo a disposizione.
Ma non siamo immuni da colpe. La corsa ai prodotti “must-have”: scarpe tecniche, abbigliamento alla moda e viaggi per partecipare a maratone nel mondo alimentano un mercato insostenibile. E il marketing, che ci spinge sempre più veloce, più cool e più innovativi, spesso ci induce a consumare senza pensare all’impatto ambientale.
Il marketing ci vuole consumatori, non runner consapevoli
Le aziende ci bombardano di messaggi spesso fasulli: “Cambia le scarpe ogni 700 km per evitare infortuni”, “Consuma un gel ad ogni allenamento” o “Compra un nuovo reggiseno tecnico per la corsa”. Quante di queste innovazioni sono realmente necessarie? Quante sono strategie di marketing finalizzate solo a “svuotare il portafoglio e riempire le discariche”farci consumare”? La vera sfida è smettere di essere schiavi del consumo compulsivo e fare scelte più responsabili.
Il plogging: un gesto per l’ambiente
Nato in Svezia, il plogging combina la corsa con la raccolta dei rifiuti. Semplice, efficace e divertente: correre e raccogliere bottiglie e plastica abbandonata come fosse un gioco. È il modo migliore per trasformare l’allenamento in un gesto di cura per l’ambiente e per gli altri, senza rinunciare al piacere di una bella corsa.
Il runner come esempio di sostenibilità
Il runner è già un esempio di salute. Perché non dimostrarlo anche attraverso azioni visibili di rispetto per il pianeta? Meno viaggi, materiali più sostenibili, meno prodotti usa e getta e qualche uscita di corsa “pulita” con il plogging. Moltiplicato per milioni di runner nel mondo, questo può diventare un potente movimento di consapevolezza e cambiamento.